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Pubbliche entrate: distinguere tra tributi, imposte, tasse, e tariffe.

 

Nel “comune sentore popolare” termini come imposte, tributi, tasse, tariffe, indicano dei prelievi fiscali, e sono percepiti come

sinonimi di“ pubbliche entrate”, da usare all’occorrenza ma senza precise distinzioni, in realtà le differenze (ereditate dal “diritto Romano”), sono sostanziali.

La categoria generale è quella dei tributi (dal Latino tribùere, cioè “dare”) termine che comprende ogni forma di "prelievo" a favore degli enti Pubblici atta ad assolvere le finalità istituzionali di garantire ai cittadini la fruizione di servizi (sanità, istruzione, trasporti, ordine pubblico ecc.)

Il carattere dell’imposizione tuttavia è fondamentale per definirne le differenze, i tributi sono entrate conseguenti ad imposizioni fiscali, e si diversificano in imposte e tasse, mentre le tariffe non vengono imposte, ma sono dovute da chi fa "uso" di determinati servizi. Vediamo più in dettaglio dunque in cosa si distinguono:

 

Tributi:

Indicativo di "Entrate da prestazioni patrimoniali coattive" imposte da Stato, enti, o strutture Pubbliche, che allo scopo esercitano la "podestà impositiva" atta al soddisfacimento della spesa pubblica.

Per la Corte Costituzionale sono "entrate erariali caratterizzate dalla doverosità della prestazione collegata alla Pubblica spesa, con specifico riferimento a un "presupposto economicamente rilevante" (ex multis; sentenze n. 73/2005 e n. 334/2006).

Nella sostanza sono le entrate che l'apparato Pubblico pretende per il sostentamento delle proprie spese, e che si differenziano in Imposte e Tasse.


Imposte:

Entrate da gettito “collettivo” ed “indistinto” che rientrano nella “fiscalità generale" usata dallo Stato per erogare servizi pubblici (stipendi di pubblici dipendenti, lavori di pubblica utilità, realizzazione di infrastrutture, ecc.). Chiaro esempio d'imposta è il gettito IRPEF, si versa in base alla capacità contributiva del soggetto dichiarante, non restituisce "contropartite" proporzionali a quanto versato, ma serve globalmente all'intera collettività per concorrere alla copertura delle spese generali dello stato destinate a favore di tutti.

Lato purtroppo negativo delle imposte è che possono essere evase da categorie di contribuenti che, non soggetti a prelievo controllato alla fonte, possono dichiarare redditi ridotti, scaricando sul resto della collettività l'onere della loro “infedeltà”

 

Tasse:

Entrate da gettito “individuale finalizzato”, la cui somma serve ad ottenere vantaggi riservati al soggetto che le versa, si applicano secondo il principio della “controprestazione” per cui si paga un “quantum” all’ente pubblico per ottenere la prestazione richiesta, la cifra non dipende dalla capacità contributiva del soggetto versante, ma è dovuta in base al servizio richiesto.

Ad esempio, un edicolante che paga la tassa di concessione per un’edicola in piazza, ottiene il diritto a condurre un’attività economica sul terreno Comunale, di cui sarà lui il diretto beneficiario.

Lato positivo delle tasse è che non non sono dovute da chi non richiede servizi pubblici, e non possono essere evase da chi tali servizi li necessita.

 

Tariffe:

Diversamente da imposte e tasse, sono cifre versate dall'utente per poter fruire di servizi (poste, trasporti, forniture energetiche, luce, acqua, gas, ecc.) e pertanto sono dei corrispettivi di servizi forniti, per quando vengono usati.


Occorre dire infine, chiarisce il Presidente Avv. Rocco SOFI, che nella “teoria” del diritto tributario esistono ancora i cosiddetti “contributi speciali”, complessi da definire, che però non trovano applicazione pratica dal momento che l’ultimo esempio nella legislazione italiana era l’INVIM (imposta sull’incremento del valore degli immobili), abrogato da alcuni anni e conglobato nell’ICI / IMU.