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Caro prezzi e calo consumi


Volano i prezzi dei carburanti sotto l'effetto del nuovo maxi-aumento delle accise: tutte le società hanno recepito e applicato l'aggravio che, compreso l'effetto moltiplicatore dell'Iva, è di circa 10 centesimi per litro di benzina, 13,6 per il diesel, 2,7 per il Gpl e 0,4 per m³ di metano auto. I prezzi raccomandati ai gestori per il servito salgono quindi a livello medio nazionale a 1,715 €/litro per la benzina, 1,705 €/litro per il diesel e 0,750 €/litro per il Gpl: l'Italia diventa così il Paese europeo più caro sul fronte carburanti. Da noi si spende il 27,4% in più che in Spagna, il 14,6% in più della Francia, il 13,9% in più che in Germania. Abbiamo staccato anche l'Olanda, il Paese finora più caro, dove oggi la benzina si paga il 9,5% in meno che da noi. Una situazione drammatica per la ricaduta sui generi di prima necessità. Poiché i carburanti con trasporti e logistica incidono complessivamente per circa un terzo sui costi di frutta e verdura, l'effetto indotto più evidente del record delle quotazioni dei carburanti è un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande. I nuovi record dei carburanti contagiano la spesa dal campo alla tavola in un Paese come l'Italia dove l'86% dei trasporti commerciali avviene su strada. A subire gli effetti del record nei prezzi è quindi l'intero sistema agroalimentare dove si stima che un pasto percorra in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole. Il maggior aggravio c'è quindi per i prodotti importati che devono percorrere lunghe distanze prima di giungere a tavola. Conseguenza prevedibile è quindi il pesante il calo dei consumi nel settore alimentare che si è attestato nel 2011 a ben oltre il -4,8%. Tale contrazione, complessivamente, ammonta a -6,3 miliardi di Euro nel mercato, pari a una minor spesa di 264 €/annui a famiglia, il che certifica il malessere delle famiglie italiane. I lavoratori italiani infatti sono tra i meno pagati d'Europa: meno degli spagnoli, ciprioti e irlandesi, che pure non se la passano meglio di noi, e la metà di tedeschi e olandesi. Una situazione che pesa sempre di più sulle famiglie. Ulteriore conferma arriva da Eurostat, l'agenzia di statistica dell'Unione Europea. Secondo i dati del 2009, lo stipendio medio dei lavoratori italiani è al dodicesimo posto nella classifica dell'area euro. Quello degli stipendi più bassi non è l’unico triste primato con cui gli italiani devono fare i conti: infatti, al basso potere di acquisto, si accompagnano anche i costi più elevati in Europa per quanto riguarda il comparto energetico in particolar modo il riscaldamento. Le cifre di Eurostat confermano dunque una situazione allarmante e sono ancora più gravi se rapportate al carico fiscale presente in Italia e al tasso di disoccupazione.


Dott.ssa Michela FELLACO

 

13/03/2012 Fonti dati: Codacons; Eurostat; Intesa San Paolo; ISTAT